Fate il pollo in otto pezzi, infarinateli e metteteli a rosolare in una casseruola con olio di Oliva e burro e uno spicchio di aglio; salateli, pepateli e spolverizzateli di noce moscata.
Quando avranno assunto un bel colore dorato, bagnateli col vin o bianco secco e lasciatelo evaporare.
Aggiungete adesso un bicchiere di brodo, incoperchiate e cuocete a fiamma sostenuta, ma non violenta, fino a completa cottura.
Disponete i pezzi di pollo in un piatto di portata ed irrorateli con un intingolo ot tenuto miscelando il fondo di cottura col succo di mezzo limone.
Servite caldo, guarnito con patatine novelle al forno.
Si dice che questo piatto fosse stato servito la sera della battaglia di Marengo al generale Bonaparte, poi uscito vittorioso.
Si dice che i viveri delle truppe francesi fossero allo stremo: ma un pollo si può anche rubare, in guerra.
Si dice ancora che fosse stato fritto nell'olio ed irrorato di Madera.
Ho consultato i sacri testi della cucina piemontese postnapoleonici che sono quelli del Chapusot (1846) e del Vialardi (1854), ma del Madera non ho trovato traccia.
Il Chapusot, poi, in questo sauté ci mette anche le tomatiche, ovvero pomodori, avvicinandosi al pollo alla cacciatora.
Vino consigliato: Barbera d'alba.
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