La stele di Rosetta
Un importante ritrovamento utile per decifrare la scrittura dell'antico Egitto.
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Durante la spedizione militare nel 1798 da parte di Napoleone Bonaparte in Egitto,
viene trovata nei pressi di Rosetta, sul delta del Nilo, una stele recante un'iscrizione
trilingue, fondamentale per la decifrazione completa del geroglifico.
La
Stele di Rosetta
è una lastra in basalto di 114 x 72 cm, che pesa circa 760 kg.
Riporta un'iscrizione con tre differenti grafie: nella parte superiore 14 righe in
geroglifico, in quella centrale 22 in demotico (egizio parlato dal popolo, elaborazione
successiva del geroglifico) e al fondo 54 righe in greco.
Demotico e geroglifico non sono due lingue diverse, ma sono due differenti
grafie dell'egizio: il geroglifico era usato per testi monumentali o di particolare
importanza mentre il demotico, che era una semplificazione della grafia ieratica,
era usato per documenti ordinari; in epoca tarda l'uso di redigere anche i testi ufficiali
in demotico derivava dall'essersi ristretta quasi solamente alla classe sacerdotale
la conoscenza della grafia geroglifica.
Poichè il greco era conosciuto, la stele offrì
una chiave decisiva per
poter procedere alla comprensione dei geroglifici, e ciò avvenne nel 1822 ad opera
di
Jean-Francois Champollion
che osservando la posizione dei nomi dei sovrani,
riuscì dopo studi accurati, a decifrare e tradurre i geroglifici.
Si tratta di un decreto emesso in onore del faraone Tolomeo V Epifane (196 a.C.) in
occasione del primo anniversario della sua incoronazione.
Il testo riporta tutti i benefici resi al paese dal re, le tasse da lui abrogate, e la
conseguente decisione del clero di erigere in tutti i templi del paese una
statua in suo onore, e statue d'oro da collocare accanto a quelle
degli dei, e di indire festeggiamenti in onore del re.
Stabilisce inoltre che il decreto sia pubblicato nella scrittura delle parole
degli dei (geroglifici), nella scrittura del popolo (demotico) e in greco.
La parte greca inizia così "
Basileuontos tou neou kai paralabontos ten basileian
para tou patros... (Il nuovo re, avendo ricevuto la monarchia da suo padre...)".
Lo stesso decreto tolemaico è riportato in due lingue (ma tre grafie poiché
l'egizio è presente sia in geroglifico che demotico) nella stele.
Il fisico inglese
Thomas Young
intuì che il cartiglio (parte di testo circondata
ed evidenziata da una linea) nel testo geroglifico conteneva il nome del
sovrano, ed era riportato allo stesso modo nel testo greco sottostante, anche se
il contributo più importante alla comprensione dell'egiziano e allo studio della
stele di Rosetta fu quello del francese Jean-Francois Champollion (grazie alla
sua conoscenza della scrittura copta, che era praticamente egiziano
translitterato foneticamente usando l'alfabeto greco).
Champollion non aveva però identificato i segni multiconsonantici, cosa che fece
successivamente
Karl Richard Lepsius.
Storia del ritrovamento
La storia della stele è legata a Napoleone Bonaparte e alla campagna d'Egitto
progettata per colpire il predominio britannico nel Mar Mediterraneo e aprirsi la
strada verso le Indie.
La spedizione partì da Tolone il 17 maggio del 1798, composta da una flotta di
328 navi e 38 mila uomini alla volta dell'Egitto.
Riusci' nel suo intento all'inizio, finchè non riportò una cocente sconfitta navale ad
Abukir da parte dell'ammiraglio britannico Horatio Nelson, che distrusse la flotta
francese e segnò il declino della spedizione.
Facevano parte delle spedizione anche 175 scienziati, che avevano l'obiettivo di aprire
alla Francia la conoscenza della storia mediorientale, e casse contenenti strumenti di
misurazione e tutti i libri disponibili a quel tempo sulla storia dell'antico Egitto.
Il ritrovamento della stele è attribuito al capitano francese Pierre-Francois
Bouchard che la trovò nella città portuale di Rosetta (l'odierna Rashid) nel
delta del Nilo il 15 luglio del 1799.
Bouchard trovò la lastra mentre seguiva i lavori di costruzione di Fort de Rachid
La stele fu portata ad Alessandria, dove giunse nell'agosto dello
stesso anno.
Quando nel 1801 i francesi dovettero arrendersi, nacque una disputa sui reperti
rinvenuti dai francesi: questi volevano tenerli, mentre gli inglesi li considerarono il
loro bottino, in nome del re Giorgio III.
I francesi cercarono di occultare la stele in una nave nonostante gli accordi,
ma furono scoperti e dovettero consegnarla ai vincitori.
Fu concesso loro di tenere le riproduzioni che avevano fatto prima di imbarcarsi ad Alessandria.
Al ritorno in Inghilterra, la stele fu esposta al British Museum, dove viene custodita dal 1802.
Alcune iscrizioni dipinte in bianco mostrano la registrazione dell'acquisizione sul lato
sinistro e su quello destro.
La Stele è stata sottoposta a operazioni di pulitura nel 1988, ma queste
testimonianze storiche non furono rimosse.
Una piccola area dell'angolo in basso a sinistra è stata lasciata com'era
per eventuali intenti comparativi.
Nel luglio del 2003 gli egiziani hanno chiesto la restituzione della stele.
Attualmente al Museo Egizio del Cairo è presente una copia.
Un'immensa riproduzione (14 metri per 7), scolpita nel granito nero dello Zimbabwe da
Joseph Kosuth, si trova a Figeac, città natale di Champollion,
sulla Place des Critures (Piazza delle scritture).
Riferimenti utili