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I monumenti di Verona

Alcuni suggerimenti sui numerosi monumenti storici presenti a Verona.

I monumenti

    a Verona, ovunque s'aggiri l'occhio, sempre ci si rappresentano oggetti di compiacenza: magnifiche facciate di chiese, stupendi prospetti di palazzi, strade maestose e ben ornate, piazze spaziose e allegre, ponti marmorei e di grande estensione sull'Adige fremente, prospettive di terre e di acque e di monti che incantano [...]

    (Alfred de Musset)

Ponte Pietra

E' il più antico dei ponti sull'Adige: la sua origine, infatti, risale probabilmente al I sec. d. C..
In epoca romana erano sette i ponti che attraversavano l'Adige in vari punti della città, e due lo facevano in prossimità del Teatro Romano: il Ponte Marmoreus (Ponte di Pietra) ed il Ponte Postumius (ponte Postumio) distrutto attorno all'anno 1000.
Racchiude in sé tutta la storia di Verona: le due arcate adiacenti al Colle conservano infatti la struttura romana in pietra, mentre delle altre tre in mattoni le due centrali risalgono al 500 e la prima a sinistra, con la torre, fu ricostruita dagli Scaligeri nel 1298. In epoca romana il ponte Pietra dava accesso, tra l'altro, al Teatro Romano e al tempio ospitati sul Colle.
Il ponte, fatto saltare nell'aprile del 1945, è stato ricostruito dal febbraio del 1957 al marzo del 1959, impiegando in primo luogo il materiale originale, recuperato dal letto del fiume e classificato con paziente indagine.
E' stato in seguito ricostruito con attenzione certosina ricollocando tutti i pezzi recuperati nell'originale posizione riutilizzando tecniche costruttive usate dagli antichi come il fissaggio dei blocchi di pietra con piombo fuso.
Gia' nei secoli precedenti il ponte aveva subito gravi danni a cui erano seguiti larghi restauri, per cui nel 1945 conservava soltanto due arcate romane, le prime da sinistra, mentre le altre erano del XVI secolo, quelle in mattoni, e di eta' scaligera, la prima a destra.
I dentelli che si allineano esternamente col piano di calpestio sono interpretati come sostegni di acquedotti medioevali. In eta' romana, il Ponte della Pietra e, piu' a valle, il distrutto Ponte Postumio, che si allineava in corrispondenza dell' abside di Sant'Anastasia, inquadravano il Teatro Romano e tutta la sistemazione monumentale della fronte del colle di San Pietro prospicente la citta'.
Sul lato a valle si possono notare i resti dei sostegni delle tubature dell'acquedotto romano. Si può osservare all'apice di una delle arcate una statuetta dedicata al dio Adige segno di un passato rapporto molto stretto tra la popolazione e il fiume che attraversa la citta'.
Il momento ideale per fare una passeggiata sul Ponte di Pietra è alla sera quando una sapiente illuminazione, i riflessi e lo sciabordio dell'acqua lo rendono uno dei posti più romantici della città scaligera.


S.Zeno

E' considerata il capolavoro del romanico italiano ed è una delle più belle ed importanti chiese romaniche italiane; con il campanile, il clicca per vedere la foto...chiostro e la torre dell'antica abbazia forma un complesso di grande suggestione. La costruzione della basilica prese il via nel X sec e continuò fino alla fine del 1300.
Il portale, decorato da 48 formelle di bronzo, è uno dei capolavori della scultura medievale europea: vi sono raffigurate scene dell'Antico e del Nuovo Testamento ed episodi della vita di San Zeno.
Nella cripta è custodito il corpo del Santo, patrono della città; a lui è dedicata, nella stessa chiesa, anche una statua di marmo policromo.
All'altare maggiore si trova uno stupendo trittico di Andrea Mantegna raffigurante la Madonna in trono con Santi e Angeli (1459).

Verona non annovera testimonianze monumentali di eta' barbarica, per quanto parecchi indizi, a Santo Stefano, al Duomo, a Santa Maria Antica, a San Lorenzo e altrove lascino intravvedere che neppure in questa eta' vi fu completa vacanza delle arti. Soltanto con l'avvento del Comune ebbe vita una ripresa edilizia degna di collocarsi a fianco di quella attivita' che aveva dato forma a Verona romana.
Gia' l'arcidiacono Pacifico aveva rinnovato la chiesa di San Zeno incendiata dagli infedeli prima dell'anno 806. Il 21 maggio dell'807 nella chiesa ricostruita per volonta' del re Pipino e del vescovo Potaldo, gli eremiti Benigno e Caro, espressamente chiamati dal loro eremo sul Baldo, sopra Malcesine, deposero le reliquie del Santo Vescovo, patrono di Verona.
Nell'anno 900 una prima disastrosa scorreria degli Ungari devastò la chiesa di San Zeno e quant'altro si trovava nel suburbio di Verona. Soltanto all'inizio dell'XI secolo, cessate ormai da tempo le sconvolgenti incursioni ungariche, e avviandosi il popolo a prendere coscienza della necessita' di garantirsi i suoi destini con la istituzione del Comune, cominciò a prender forma l'attuale Basilica di San Zeno alla quale si affiancava il grande monastero benedettino.

La chiesa sorge in zona periferica rispetto alla citta' antica, e precisamente entro l'area della piu' grande necropoli di Verona romana, che si estendeva in margine alla Via Gallica, la strada che collegava Verona con Brescia. Il nuovo edificio, che subi' gravi danni per il terremoto del 1117, doveva essere quasi ultimato nel 1138.
L'alto campanile (m. 72) fu iniziato nel 1045 e portato a termine nel 1178. A sinistra della facciata si erge la clicca per vedere la foto...Torre dell'Abbazia , che nel suo interno ripete ad affresco il tema della Ruota della Fortuna. Questa torre è il solo resto del grande e potente monastero benedettino, soppresso nel 1773 e demolito, per cavarne, mattoni nel 1810.


Duomo

Costruito nel XII sec. sull'area dove sorgevano due altre chiese altomedievali, fu trasformato ed ampliato nel corso del XV e del XVI sec..
La facciata fonde armoniosamente caratteri romani e gotici; di singolare bellezza il portale, con il protiro romanico. clicca per vedere la foto...L'interno è gotico e custodisce, fra inestimabili tesori d'arte, anche una pala del Tiziano, l'Assunta (1535), che si può ammirare nella prima cappella a sinistra. Dietro l'abside si trova la chiesetta di clicca per vedere la foto...San Giovanni in Fonte , che conserva uno splendido fonte battesimale del Duecento scolpito in un unico blocco di marmo e finemente decorato.

Il Duomo ci si presenta oggi come un monumento composito, nel quale la primitiva struttura romanica ha subito modifiche di gusto gotico, realizzate alla meta' del secolo XV. Della costruzione romanica si conserva integralmente il perimetro con muratura in tufo, rafforzata, specie sugli spigoli, da conci di pietra veronese. La parte piu' intatta dell'impianto romanico si ha verso l'abside, dove, in fianco al campanile, è visibile anche la muratura originale dell'antica cuba che, colla sua altezza, ha indicato il limite alla sopraelevazione compiuta nel Quattrocento. In facciata la parte sopraelevata è resa evidente, a destra, dalla comparsa di una muratura a fasce. Con questi lavori si accompagnò l'apertura delle due grandi bifore gotiche.
Più intatta la parte centrale col grande protiro, dovuto allo scultore Nicolo', qui operante nel 1139, dopo l'intervento in San Zeno.
Una maggiore monumentalita', rispetto a quello della chiesa di San Zeno, si accompagna ad un piu' moderato impiego della scultura figurativa.
Nella lunetta figurano l'Annuncio ai pastori e l'Adorazione dei magi.
Il campanile su base romanica, avrebbe dovuto essere completato nel Cinquecento su disegno del Sanmicheli, ma l'impresa falli', secondo il Vasari, per imperizia di coloro che erano stati incaricati di realizzarla.
La sua costruzione, su progetto di E. Fagiuoli, è opera del nostro secolo. Se all'esterno il Duomo rivela ancora molto netta la sua componente romanica, all'interno invece la sua architettura parla un linquaggio integralmente gotico, a sua volta alterato, lungo il percorso delle navate minori, dalla successione delle cappelle, aperte dalla fine del Quattrocento ai primi del Cinquecento.
Nella seconda a destra si segnala l'Adorazione dei Magi del Liberale, minutamente descritta dal Vasari, che la dice cosi' curata nei particolari da sembrar miniata. Questa cappella e la consecutiva sono inquadrate entro grandiose architetture dipinte dal Falconetto, presentate come prospetti di archi trionfali romani.
Lungo il percorso di questa navata è ora appesa la grande Croce stazionale gia' in Sant' Elena, opera veneziana del primo Quattrocento. Segue la Cappella del Sacramento, dov'era il grande affresco della Crocifissione, dipinto da Jacopo Bellini attorno al 1436 e in seguito distrutto.
All'estremita' di questa navata, l'altare di S. Agata combina elementi gotici dell'arca con quelli rinascimentali dell' incorniciatura, scolpita nel 1508 dal lapicida Domenico da Lugo. La zona presbiteriale è cinta da un tornacoro di ordine ionico, forse del Sanmicheli. Di Francesco Torbido, su disegni di Giulio Romano, sono gli affreschi dell'abside. Percorrendo in senso inverso l'altra navata incontriamo subito una porta che da' accesso ad una interessante zona archeologica. All'estremita' della navata incontriamo la Cappella Nichesola con l'Assunta del Tiziano, datata agli anni 1535-40. Segue il Monumento funebre di Galesio Nichesola, attribuito a Jacopo Sansovino.

    Cerca con Google: Duomo,

Casa di Giulietta

E' uno dei luoghi più frequentati della città. Si tratta di una casa del XIII sec., in via Cappello n. 23, che la leggenda vuole di proprietà dei Capuleti. Nel grazioso cortile interno si scorge il famoso balcone, immortalato nel dramma di Shakespeare.
E' una costruzione in cotto ornata da una merlatura e un Arco che immette nel cortile, nella parte che guarda l'interno si trova lo stemma della famiglia raffigurante un cappello.

    Via Cappello, 23 - tel. 045 8034303
    Orario di apertura: tutti i giorni : 8.30 - 19.30 -Lunedì aperto dalle 13.30 alle 19.30
    Orario chiusura cassa: 18.30
    Biglietto intero Euro 6,00
    Ridotto : Euro 4,50 gruppi (min.20 pax)
    Euro 1,00 Scolaresche, ragazzi (8-14 anni)
    gratuità per accompagnatore
    Casa + tomba 7,00 euro intero e 5,00 euro ridotto
    1 domenica del mese biglietto ridotto 1,00 euro per tutti
    (ottobre-maggio)
    Tariffe agevolate per Militari, Studenti e Adulti over 60
    Entrata gratuita per possessori di Verona Card


Arche Scaligere

Sul sagrato della chiesa di S. Maria Antica, del XII secolo, si ergono i monumenti funebri degli Scaligeri, tutti sormontati da figure equestri. I più importanti sono quello di Cangrande, sopra l'ingresso della chiesa, quello di Mastino II, a sinistra dell'ingresso, e quello, un pò arretrato, di Cansignorio. L'arte gotica raggiunge nelle Arche la sua massima espressione, con un gioco di guglie, colonne e bassorilievi che lascia stupiti per l'eleganza e la perfezione.

Castelvecchio

Superbo esempio di architettura militare, fu fatto costruire da Cangrande II della Scala, che vi stabilì anche la sua dimora, tra il 1354 e il 1356. Il clicca per vedere la foto...ponte che scavalca l'Adige apre a Nord, verso la Germania, per ricordare che gli Scaligeri erano Ghibellini e vicari imperiali.

Attualmente ospita il Civico Museo d'arte. Tra le opere che vi sono custodite: la Madonna della quaglia, del Pisanello; dipinti del Turone, di Altichiero e di Stefano da Verona; opere del Mantegna (notevole la Sacra Famiglia) e dei migliori artisti del Rinascimento veronese quali Liberale da Verona, N. Giolfino, D. Morone, G. M. Falconetto, Brusasorci, Caroto e G. dai Libri. Di grande interesse anche la Madonna della passione del Crivelli, la Sacra conversazione del Francia, alcuni dipinti di Antonio Vivarini.
Una sala ospita i grandi Maestri dal Cinquecento al Settecento: Veronese, Tintoretto (Il Concerto, la Madonna che allatta e la Visita ai pastori).
    Corso Castelvecchio, 2 - tel. 045 8062611 -fax 045 8010729
    Orario di apertura: tutti i giorni : 8.30 - 19.30 -Lunedì aperto dalle 13.30 alle 19.30
    Orario chiusura cassa: 18.30
    Biglietto intero Euro 6,00
    Ridotto : Euro 4,50 gruppi (min.15 pax)
    Euro 1,00 Scolaresche, ragazzi 8-14 anni. Gratuità per accompagnatore.
    1a domenica del mese biglietto ridotto 1,00 euro per tutti (ottobre-maggio)
    Tariffa di ingresso alla mostra stabilita
    dalla Direzione Museale + il 50% della tariffa di ingresso al museo.
    Tariffe agevolate Militari, Studenti e Adulti over 60
    Entrata gratuita per possessori di Verona Card


Arena

L'Arena era utilizzata in origine per lotte fra gladiatori e bestie feroci, nel Medioevo ospitò duelli giudiziari e più tardi tornei, cacce al toro, corse, feste popolari e manifestazioni teatrali fino alla famosa stagione lirica, inaugurata nel 1913 con l'Aida di Giuseppe Verdi, che si svolge nei mesi di luglio e agosto e è considerata un avvenimento artistico di fama mondiale, grazie al suggestivo scenario, all'ampia disponibilità di posti e alle maestose scenografie.

E' uno dei più importanti e meglio conservati tra gli anfiteatri romani; venne eretto fuori le mura nel I sec. d. C..
L'interno consta di un'area a forma di ellisse di m. 44,43x73,58, circondata da una cavea di 44 gradini. L'Arena presenta arcate su due ordini in pietra rosa e rivestimenti in pietra di Verona. Quattro archi su tre ordini sono quanto rimane dell'anello esterno, distrutto dal tempo e soprattutto dal terremoto del 1117; essi, noti come Ala dell'Arena, sovrastano l'interno con le alte gradinate che possono ospitare fino a 22.000 spettatori. L'anfiteatro, utilizzato un tempo per i giochi circensi, accoglie dal 1913 la Stagione lirica.
    Piazza Bra' - tel. 045 8003204
    Orario di apertura : tutti i giorni 8.30 - 19.30 -Lunedì aperto dalle 13.30 alle 19,30
    Orario chiusura cassa : 18.30 Nei giorni di spettacolo orario ridotto
    Biglietto intero Euro 6,00
    Ridotto : Euro 4,50 gruppi (min.15 pax)
    Euro 1,00 Scolaresche, ragazzi 8-14 anni. Gratuità per accompagnatore.
    1° domenica del mese biglietto ridotto 1,00 euro per tutti (ottobre-maggio)
    Arena+museo Maffeiano 7,00 euro intero e 5,00 euro ridotto.
    Tariffe agevolate, Militari, Studenti e Adulti over 60
    Entrata gratuita per possessori di Verona Card


S.Anastasia

E' la più ampia tra le chiese della città; eretta dai Domenicani tra il XIV ed il XV sec., sopra una chiesa preesistente, è ricchissima di opere d'arte, specialmente del periodo medievale. La prima, a sinistra dell'abside, è la cappella votiva della famiglia Cavalli, con un affresco di Altichiero, (1380 circa).
Nella cappella Giusti è conservato uno dei più celebri affreschi del Pisanello, S. Giorgio che libera la principessa (1436-1438).


Piazza Erbe

La piazza si trova sul luogo in cui sorgeva l'antico foro romano, immersa in un'atmosfera medievale e rinascimentale, ospita un animato e pittoresco mercato.
Da segnalare il palazzo Maffei (XVII sec.), con decorazioni barocche, sovrastato da una balaustra con statue di Ercole, Giove, Venere, Mercurio, Apollo e Minerva; la Torre del Gardello (XIV sec.); il Leone marciano, che troneggia su una colonna del XVI sec. nel mezzo della piazza; la Fontana di Madonna Verona (XIV sec.); la clicca per vedere la foto...Casa dei Mercanti (XIV sec.), con merli e porticati; Casa Mazzanti già degli Scaligeri.

Piazza delle Erbe corrisponde all'antico Foro della citta' romana, la cui pavimentazione si trova a m. 3,50 sotto il livello attuale, come si accertò quando furono scavate le fondazioni per il pennone portabandiera. Il Foro romano era piu' largo rispetto alla piazza, infatti la trecentesca Casa Mazzanti, una delle superstiti case affrescate veronesi, mantiene lo stesso allineamento degli edifici romani su questo lato del Foro, mentre sul lato opposto gli edifici moderni sono notevolmente avanzati rispetto alla fronte di quelli antichi.
Oggi il solo resto di romanita' tuttora visibile sulla piazza è la statua femminile, di cui si servi' Cansignorio, nel 1368, per comporre la bella fontana che è al centro della piazza stessa. L'operazione artistica fu condotta, secondo l'ipotesi del Mellini, dallo scultore Giovanni di Pigino. La statua, detta popolarmente Madonna Verona, fu sovrapposta al grande catino marmoreo proveniente da un edificio termale romano e restaurata nella testa e nelle braccia. Con le mani tiene un cartiglio sul quale è inciso il motto del primo sigillo del Comune:
    Est iusti latrix urbs haec et laudis amatrix
    (Questa città è dispensatrice di giustizia ed amante di lode)
Quindi una citta' che si vanta di essere giusta e desidera di essere lodata, evidentemente per la sua bellezza. Il sigillo fu sostituito nel 1477 da quello con la figura di San Zeno ma l'antico motto è rimasto affidato alle mani della statua che è simbolo di Verona e sua personificazione.
Secondo una vecchia ipotesi la statua che orna la fontana sarebbe la stessa che Valerius Palladius ha fatto trasportare dal Campidoglio al Foro nel 379 d.C. come recita una delle piu' importanti iscrizioni di Verona romana. Il Campidoglio, o tempio delle divinita' capitoline: Giove, Giunone, Minerva, sorgeva su uno dei lati lunghi del Foro ed i suoi resti sono stati riconosciuti nel 1914 al di sotto deqli edifici della vicina Piazzetta Tirabosco, dove si incontra il vecchio e piu' significativo toponimo di San Marco ad carceres.
E' possibile che nella fantasia popolare i resti sotterranei del Campidoglio fossero diventati delle carceri. Nonostante i lavori qui condotti dalla Soprintendenza alle Antichita' negli anni 1957-1960, tali resti non sono tutt'oggi ancora visibili al pubblico. Si tratta di tre grandi celle intercomunicanti, lunghe ciascuna m. 7,20 e larghe m. 4, aggirate su tre lati da un corridoio. L'edificio coi suoi annessi doveva estendersi in lunghezza da Via Pellicciai fino a Corso Porta Borsari.


Piazza Bra

Delimitata dai clicca per vedere la foto...Portoni della Bra , imponenti arcate merlate che si innalzano sulle mura cittadine erette da Gian Galeazzo Visconti, la piazza è il clicca per vedere la foto...cuore della città. Vi si trovano i clicca per vedere la foto...Giardini pubblici , con i monumenti a Vittorio Emanuele II e alla Libertà, antichi palazzi (i più noti: palazzo Malfattipalazzo Malfatti, XVI sec.; palazzo Brognoligopalazzo Brognoligo, XV sec.; palazzo Gianfilippipalazzo Gianfilippi, palazzo Barbieripalazzo Barbieri, sede del Municipio) e l'Arena. Il nome le deriva da una spianata, un tempo antistante la città, che i Longobardi chiamarono Brada.


Piazza dei Signori

Attraverso l'Arco della Costa, da Piazza delle Erbe si giunge in Piazza dei Signori.
La piazza nasce nel medioevo dallo sviluppo dei palazzi scaligeri, ed assume fin da subito funzioni politiche, amministrative e di rappresentanza.

La piazza è circondata da edifici monumentali collegati fra loro da portici e arcate, quasi a creare una specie di corte interna.
Al centro della piazza di trova il monumento a Dante (1865), statua di 3 metri in marmo bianco di Carrara, eretta in occasione delle celebrazioni del sesto centenario della nascita del poeta, che presso la corte di Cangrande trovò il suo primo rifugio dopo l'esilio da Firenze.

Vi si ammirano la facciata della Domus Nova, in stile veneziano del XVII sec., la rinascimentale Loggia del Consiglio, il Palazzo degli Scaligeri, Signori di Verona dal 1260 al 1387, il clicca per vedere la foto... Palazzo della Ragione, o del Comune, di origine medievale (XII sec.), rinnovato poi in stile rinascimentale, sovrastato dalla Torre dei Lamberti (83 m.), con due campane, il Rengo e la Marangona, i cui rintocchi hanno scandito per secoli il ritmo della vita della città.

Alla fine degli anni 70 i lavori di restauro del complesso del Palazzo del Capitanio portarono alla luce numerosi resti archeologici romani e medievali, ora lasciati in vista.


Torre dei Lamberti

La torre dei Lamberti è una torre medioevale alta 84 metri, che svetta da piazza Erbe.

La sua costruzione iniziò nel 1172. Nel maggio del 1403 un fulmine abbatté la cima della torre e solo nel 1448 iniziarono i lavori di restauro e di innalzamento, che durarono sino al 1464.

Inizialmente la torre aveva un'altezza minore rispetto a quella odierna, e la differente età di costruzione è visibile ancora grazie ai differenti materiali utilizzati: prima mattoni e tufo, poi solamente mattoni, ed infine il marmo.

Il grande orologio venne aggiunto, invece, solo nel 1779.


La Torre detiene il primato di edificio più alto della città.
    Cortile Mercato Vecchio - 045 8032726
    Orario di apertura = tutti i giorni : 9.30 - 19.30 -Lunedì aperto dalle 13.30 alle 19.30
    Orario chiusura cassa: 18.30
    Biglietto: intero Euro 6,00
    Ridotto: Euro 4,50 gruppi
    Euro 1,00 Scolaresche, ragazzi ( 8-14 anni). Gratuità per accompagnatore.
    Per possessori Verona Card aggiunta 1 Euro per utilizzo ascensore


Teatro Romano

Il Teatro Romano, quale oggi lo vediamo, è la risultante di una serie di lavori qui condotti, per la parte piu' cospicua, dal 1834 fino al 1914. Dal 1834 al 1844 l'area del Teatro fu campo di indagine archeologica per Andrea Monga che esclusivamente a questo scopo aveva acquistato tutta la zona. Egli vi condusse costosi ma visivamente poco apprezzabili lavori, come l'espurgo dell'intercapedine, e potè giungere ad una buona conoscenza del monumento, che è poi quella rielaborata e data alle stampe nel 1895 da Serafino Ricci, il quale auspicava che l'esempio del Monga muovesse l'iniziativa pubblica a continuare l'impresa. Nel 1904 gli eredi vendevano al Comune di Verona tutta l'area su cui Andrea Monga aveva esteso le sue ricerche. Potevano cosi' iniziare le demolizioni e gli scavi per riportare alla luce quanto restava dell'antico monumento. I lavori furono diretti dal prof. G. Ghirardini, docente di archeologia a Padova. Fu saggiamente deciso di conservare l'antica chiesetta dei Santi Siro e Libera, la cui demolizione nulla avrebbe aggiunto alla conoscenza del monumento, mentre lo avrebbe privato di una preziosa testimonianza relativa alla storia del suo declino e della sua trasformazione. Il Teatro romano è addossato al pendio del colle di San Pietro. L'orchestra ha un diametro di 100 piedi (m. 29,64). La cavea, divisa in almeno due settori: ima e summa cavea, coronata in alto da due gallerie, raggiungeva un'altezza complessiva di 27 metri, oggi indicata con buona approssimazione dalla serie dei dieci archetti in pietra veronese, le loggette, che si saldano all'antico edificio conventuale verso occidente, ivi composte nel 1912. La costruzione del Teatro è posta nell'ultimo quarto del I sec. a.C.

    Rigaste Redentore, 2 - tel. 045 8000360 - fax 045 8010587
    Orario di apertura: tutti i giorni : 8.30 - 19.30 -Lunedì aperto dalle 13.30 alle 19.30
    Orario chiusura cassa: 18.30
    Nei giorni di spettacolo orario ridotto.
    Biglietto intero Euro 4,50
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    1° domenica del mese biglietto ridotto 1,00 euro per tutti (ottobre-maggio)
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Porta Borsari

La porta di Verona romana meglio conservata, Porta dei Borsari, ha denominazione medioevale, derivata dal nome dei gabellieri, Bursarii, che qui riscuotevano i dazi sulle merci in transito. Essa ci conserva l'intero prospetto verso la campagna. Gia' i vecchi storici veronesi riconobbero che l'iscrizione incisa sulla trabeazione, a ricordo dell'intervento di Gallieno, che fece ricostruire le mura cittadine dall'aprile al dicembre del 265, è posteriore alla porta stessa e sicuramente scolpita al posto di una precedente iscrizione, che è stata sacrificata. Porta dei Borsari sarebbe stata costruita immediatamente prima di Porta Leoni, negli anni del regno dell'imperatore Claudio (41-54 d.c.), come dimostrerebbe la sua dipendenza dalla distrutta Porta Aurea di Ravenna, che era esattamente datata all'anno 43 d.C. La porta si articola in altezza su tre piani, ed emerge dal suolo nella sua interezza, in quanto qui si è ripristinato il livello romano gia' nel 1813. In basso i due fornici (Largh. m. 3,55 alt. m. 4,12), inquadrati fra semicolonne scanalate con capitello corinzio, che reggono trabeazione e timpano; poi un primo allineamento di sei finestre, dietro il quale in origine doveva svolgersi una galleria e quindi un'altra serie di sei finestre, colle quali la porta raggiunge la sua altezza complessiva di circa tredici metri. La porta è costruita in pietra bianca veronese. Lavori stradali compiuti in questa zona nel 1860 hanno portato al rilevamento delle fondazioni dell'intero complesso della porta romana. Sappiamo cosi' che la fronte interna distava da quella conservata m.17,80. Rispetto ad un edificio di queste proporzioni è ben poca cosa I'esile cortina di pietre che è giunta fino a noi, ma tuttavia non la sen- tiamo come un organismo mutilo, perchè essa è stata concepita con una sua autonomia, quale architettura scenografica, anticipatrice della monumentalita' cittadina.

Porta Leoni

Con questa denominazione, che risale almeno al XV secolo si indicano i resti di due porte romane, quella repubblicana e quella claudia, addossati ad una casa d'angolo tra Corticella Leoni e Via Leoni. La denominazione deriva da un fastigio sepolcrale in pietra, ora dietro il monumento a re Umberto I, sul quale due leoni stanno affiancati. La porta repubblicana, di cui si conserva soltanto la meta' del prospetto interno, si erge dietro la porta di eta' imperiale, distanziata da questa di mezzo metro. Si deve a tale accorgimento se oggi abbiamo ancora, sulla porta piu' antica, quello che possiamo considerare l'atto di nascita di Verona come citta' organizzata secondo il criterio urbanistico romano. Si tratta di un'iscrizione scolpita su quello che era il pilastro centrale, gia' parzialmente nota fin dal XVI secolo,ma ritornata alla luce e compresa in tutto il suo significato soltanto dal 1959. L'iscrizione in parola informa che Publius Valerius, Quintus Caecilius, Quintus Servilius e Publius Cornelius, come quattuorviri, per decreto decurioni, il Consiglio municipale, appaltarono i lavori per le mura, le porte e le cloache e che i primi due di essi collaudarono le opere eseguite. La porta repubblicana è costruita prevalentemente in mattoni, riservando al tuio soltanto profili, fregi e cornici e la tabella iscritta. Dobbiamo immaginarla costituita di due aperture (alte m. 5,25 e larghe m. 3,30), sopra le quali si allineavano due ordini di sei finestre ciascuno. Lavori stradali hanno recentemente, aprile 1975, messo in luce parte della fronte della porta verso la campagna, con la base di una delle due torri a sedici lati che la rinsaldavano sui fianchi. Tutta questa parte è in mattoni. A circa un secolo dalla loro costruzione le due porte cittadine furono rinnovate, almeno nei prospetti, esterno e interno. Tale rinnovamento non fu determinato dal loro decadimento ma dal desiderio di dare ad esse un aspetto piu' monumentale in relazione col passaggio di Verona dal rango di municipio a quello piu' onorifico di Colonia Augusta. Ai Leoni, conservandosi parte di entrambe, è possibile misurare la diversita' fra la versione repubblicana e quella claudia. La prima in mattoni e tufo, di chiara e, nello stesso tempo, severa linearita'; la porta ad essa sovrapposta costruita in pietra bianca veronese, mostra una struttura piu complessa e variata. In basso due aperture, se ne conserva una soltanto, ciascuna incentrata fra semicolonne scanalate con capitelli compositi, che reggono trabeazione iscritta sull'architrave e frontone piuttosto schiacciato. L'iscrizione, incompleta, cita un Tiberius Flavius Noricus, figlio di Publius, quattuorviro. Se, per analogia con quanto si osserva sulla porta piu' antica, pensiamo che anche qui fossero ricordati tutti e quattro i quattuorviri, dobbiamo credere che i nomi fossero distribuiti uno su ciascuno dei quattro fornici, interni ed esterni della porta. Al di sopra del frontone, scalpellato, si allineavano sei finestre (ne restano tre), ripetendo il motivo della porta repubblicana. Radicalmente diverso è invece il terzo ordine che presentava un alto paramento senza aperture e tuttavia mosso per la presenza di quattro colonne tortili staccate dal fondo e di un grande nicchione centrale. La fantasia di Giovanni Caroto immaginava questa parte rivestita da un allineamento di statue. La particolare animazione strutturale di questa porta l'ha fatta collocare, unicamente del resto, a Porta Borsari, tra i primi esempi del cosiddetto barocco romano.

Arco dei Gavi

L'Arco dei Gavi è un monumento onorario romano che, fino al 1805, si ergeva addossato alla Torre dell'Orologio di Castelvecchio, posto sulla antica via Postumia, la via principale di Verona romana. Demolito dai francesi, per ragioni di viabilità, fu ricostruito nel 1932 nella piazzetta dove ora si trova. L'Arco dei Gavi era sorto al limite di una precostituita area di ampliamento della città romana, che aveva qui il suo confine naturale per la presenza di un antico alveo di rotta dell'Adige. I Gavi, una delle più cospicue famiglie di Verona romana, per qualche pubblica benemeranza, ottennero dal Consiglio (ordo decuriorum) l'onore dell'arco su suolo pubblico. Di questa famiglia si hanno notizie anche da Aquileia e dalla Campania, nonchè dalla capitale Roma. Certamente i Gavi, contenti del solo onore, costruirono l'arco a loro spese. Ciò avvenne attorno alla metà del I secolo d.c. L'arco ci offre la particolarità preziosa e rara della firma dell'architetto, ripetuta due volte. Il suo nome è L(ucius) Vitruvius L(uci) L(ibertus) Cerdo. E' stato proposto di vedere in questo personaggio un liberto del famoso Vitruvio, il teorico dell'architettura di età augustea. L'arco, a differenza delle porte di Verona romana, è ad un solo fornice, ma con le due aperture sui lati corti si offre ad una direzionalità incrociata, come gli archi che sorgevano sui quadrivi. Lo spazio interno presenta copertura orizzontale con soffitto a cassettoni. I due lati maggiori mostrano una nicchia in ciascuno dei due piloni, onde ricaviamo che esso era ornato da quattro statue di membri della famiglia Gavia, cui l'arco rendeva onore. Di due di questi abbiamo i nomi incisi sotto le rispettive nicchie.
L'arco ha un'altezza di m. 12.69, la larghezza è di m. 10.95 e m. 6.05.

S. Fermo

Caratterizzata dalle absidi policrome le prime tracce di questa chiesa si hanno dal secolo VIII, nei secoli si sono susseguiti vari rifacimenti e modifiche, importanti furono quelli benedettini del secolo XI. I fianchi della chiesa sono in cotto e tufo adornati di bifore e trifore. All'interno vi è una Crocifissione attribuita al Turone, in una Cappella una Crocifissione di Domenico Brusasorzi, il Mausoleo Brenzoni scolpito da Giovanni Rosso e decorato dal Pisanello del quale spicca il dipinto dell'Annunziata.

Nel luogo, prossimo all'Adige, dove i Santi Fermo e Rustico subirono il martirio, sorgeva anticamente un sacello. Successivamente, nell'XI sec., i Frati Benedettini diedero avvio alla costruzione di un più vasto tempio, concepito fin dagli inizi come la sovrapposizione di due distinte chiese. La data del 1065, rilevata nella chiesa inferiore medesima, è probabilmente riferibile alla nascita dell'edificio benedettino, mentre lo sviluppo e l'assetto definitivo del monumento coincisero con la presa di possesso del tempio da parte dei Frati Minori, e si verificarono soprattutto dal 1313 in poi. Sulle preesistenti strutture romaniche s'innalzarono nuove forme gotiche che si estesero a tutta la grande navata superiore, producendo poi lo splendido complesso absidale: è appunto la felice simbiosi dei due stili che, in fulgida unità coloristica, determina l'avvincente sostanza del monumento. Si notino, nel settore absidale, il raffinato gioco d'incastri pittorici, gli elaborati intrecci degli archetti decorativi, la preziosità dei temi ornamentali.

S. Giovanni in Valle

Risalente al secolo VIII, ricostruita dopo un terremoto nel XII secolo. La facciata e i fianchi sono in tufo, il campanile in stile romanico anche se è stato completato solo nel XVII secolo, degno di nota l'adiacente piccolo chiostro scoperto. All'interno oltre al dipinto del Brusasorzi si possono vedere dei resti affreschi e due sarcofagi finemente scolpiti risalenti a III-V secolo.

Giardino Giusti

Il palazzo cinquecentesco è all'ingresso del piu' famoso giardino, vi si accede attraverso un ampio atrio. La forma attuale è quella voluta dal Conte Agostino Giusti che era conosciuto come collezionista, ancor oggi si possono vedere un certo numero di epigrafi conservate all'ingresso del giardino.

E' un angolo di Verona incontaminato. Non molti lo conoscono, altri lo trascurano pensandolo ingiustamente fuori mano. E' un'opera d'arte dell'ultimo Rinascimento, questo giardino all'italiana costruito come monumentale scenografia al palazzo Giusti, che divenne meta di grandi viaggiatori a partire dal '600. Dal Ponte Nuovo, in dieci minuti a piedi, si entra in una rara meraviglia. Della sua bellezza parlò Goethe, ma lo stesso Mozart subì il fascino delle sue geometrie intercalate a fontane, grotte, statue e labirinti.

Agostino Giusti, di nobile famiglia toscana, esiliato a Verona lo creò nel 1570 per suscitare la meraviglia dei suoi ospiti. Un lungo viale di cipressi l'attraversa per intero e sale, contornato da aiuole geometriche decorate con piante floreali e zampilli d'acqua.

In fondo una gradinata conduce a un antro con cinque grotte, vigilato da un enorme mascherone, che rompe il clima idilliaco del luogo e invita a nuove emozioni. Un capolavoro di architettura floreale è il labirinto in bosso disegnato alla fine del '700 da Luigi Trezza, intricato percorso di vialetti, cinti da siepi, in cui ancora oggi è facile perdersi.
Un lungo viale di cipressi l'attraversa per intero e sale, contornato da aiuole geometriche decorate con piante floreali, statue e zampilli d'acqua.

Porta Nuova

Una delle porte della cinta muraria costruita nel periodo della dominazione austriaca.

Porta Palio

Una delle porte della cinta muraria costruita nel periodo della dominazione austriaca.

Castel S.Pietro

La costruzione è relativamente di recente costruzione ma è degna di nota la vista panoramica sulla citta', immediatamente sopra il Teatro Romano, con l'ansa del fiume Adige nei pressi del Ponte Pietra.
Ci si arriva a piedi mediante qualche rampa di scale a sinistra del teatro romano con partenza è in corrispondenza di Ponte Pietra.

SS. Trinità

Quanto rimane di una antico convento di Benedettini riformati.

S. Stefano

Sussiste una tradizione per cui Santo Stefano, caposaldo dell'architettura romanica veronese, sarebbe stata la prima Cattedrale della città. Esisteva in effetti, in questo luogo, un Oratorio del VI sec., distrutto da Teodorico e poi ricostruito nel sec. VIII. L'attuale edificio è invece del XII, e l'abside risulta trasformata nel XIV. La Facciata, col paramento tradizionale di mattoni e tufo, ed elegante gioco di pilastri in pietra, è vivace elemento di colore: pròtiro pensile sul portale. L'esterno di questa chiesa è caratterizzato dal robusto tiburio ottagonale che si innalza in corrispondenza della cuba della crociera.
All'interno: Cappella degli Innocenti (1619-1621), con fastosa decorazione barocca e affreschi dell'Ottino; presbiterio con deambulatorio semicircolare; cripta.

S. Lorenzo

E' una delle più belle e importanti chiese veronesi, anche se fra le meno note. Sorge sul luogo d'una antica basilica paleocristiana, di cui frammenti decorativi nel cortile d'accesso (si entra dal Corso Cavour, passando sotto un arco con la statua del titolare). Fu costruita intorno al 1117, e poco dopo subi un notevole ampliamento. L'esterno presenta il caratteristico paramento degli edifici romanici veronesi, a fasce alternate di pietra e di mattoni. Il Pròtiro sulla fiancata destra e il Campanile (quest'ultimo ricostruito in epoca recente) appartengono entrambi alla seconda metà del sec. XV. Elemento singolarissimo di questa chiesa sono, ai lati della facciata, le due Torri scalari cilindriche, di probabile ispirazione normanna, che servivano per salire ai matronèi.

Forte

S. Mattia, il piu' alto dei fortini, che con le Torricelle massimilianee e le cinta dei fortilizi suburbani costituiscono un unico saldo complesso, caratteristico per i tipici poderosi muri a tufi irregolarmente squadrati.

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